24 aprile 1958
Cara L.
Ti chiedo scusa per il ritardo con cui ti mando mie notizie, ma le cose non sono andate come nei miei programmi e, anche se da questa prima riga avrai già capito quale grave fatto li ha sconvolti, preferirei procedere con la calma che mi è concessa da una potente dose di sedativo. Ti scrivo infatti solo ora, mentre mi trovo in una camera del Noč' e fuori imperversa la tipica tempesta primaverile di cui tanto mi parlava Jonathan. Esatto, mia cara amica, hai capito.
Sono tornata a Bistritza.
Come già detto, non era una deviazione programmata, ma la definisco obbligata, poiché nel momento stesso in cui ho appreso la tremenda notizia, lo sconcerto ha mosso in me l'ingenua speranza di trovare qui la soluzione.
Dopo aver ricevuto le tue ultime disposizioni, sono subito partita per la Romania. Il tuo cattivo presentimento non mi aveva affatto colta di sorpresa, tant'è che come sai, per una strana coincidenza di circostanze, chissà, per la vita intera che abbiamo condiviso immerse in una profondissima amicizia, o forse per la sorte che ci è toccata ( o, per meglio dire, ci ha morso. Mi perdonerai una sciocchezzuola agrodolce perché so che il calmante sta finalmente dando un po' di sollievo ai miei nervi), tra di noi una particolare empatia ci rende facile percepire l'animo dell'altra anche con così tante miglia a dividerci. Come te, qualcosa nella mia relativa quiete mentale s'era mosso allarmato.
Da qui sarò breve. Sono andata a Snagov, ma non mi è nemmeno servito varcare la soglia del monastero per capire tutto.
Lui non c'è. Non è più nella sua tomba. E sono quasi sicura quando dico che nessuno, a parte me e ora te, se n'è accorto. La vita nel monastero trascorre tranquilla, i monaci non sospettano nulla, e questo ha contribuito a fomentare il mio lacerante allarmismo.
Nulla è stato toccato sulla sua pietra tombale, nemmeno i tappeti sgargianti o i tabernacoli dorati sono stati mossi di recente, questa volta non siamo state fortunate come le precedenti, poiché posso affermare con schiettezza che non si tratta dell'opera di nessun fanatico.
Sono rimasta a Bucureşti due giorni per intercettare eventuali movimenti attorno al monastero, ma nulla ha destato la mia attenzione e questo mi fa temere ch'egli abbia accumulato su di noi un vantaggio temporale spaventoso.
Lui se n'è andato, e non so come questo possa essere accaduto, in quanto tutto era stato da noi disposto perché ciò non accadesse mai. Invece, cara amica, ciò che temevamo è successo.
Ha deciso che è tornato il suo tempo, che il mondo è nuovamente pronto ad accogliere il suo terribile demone.
Devo fermarmi qui, carissima, perché i miei nervi non mi permettono altro. Ti informo comunque, che qui non è tornato. Nel castello, non c'è traccia della sua presenza.
Prendo in ostaggio la notte perché calmi l'ansia che non ho ancora potuto smaltire, ti chiedo perdono per essermi dilungata nelle parti sbagliate, conto di scriverti nuovamente entro poche ore, quindi se questa lettera ti arriverà senza la sua compagna postuma, intendi ch'egli ha fatto ritorno a casa.
Non temere per me, come in non temerò per te. Ti tengo unita nel coraggio come nella nostra mansione. Penso sempre che se Arthur fosse ancora vivo, non sarebbe in grado di riconoscerti per come sei diventata. È di mio grande sollievo che tu sia comunque rimasta la creatura dolce e affascinante che eri.
Carissima, tocca ancora a noi.
Per sempre unite
Tua,
Mina M.
25 aprile 1958
Cara L.
Non mi biasimerai se ho trascorso la notte nella silenziosa speranza di avvertire la sua presenza qui. Questo almeno avrebbe escluso che ora si trovi chissà dove nel mondo, chissà con quale espediente.
Ho ripreso le valigie mai disfatte e mi sono precipitata sul primo treno. Ora sto attraversando la Slovenia, sto tornando in occidente.
Non ti raggiungerò subito, benché sia a conoscenza che questa è la procedura che avevamo precedentemente stabilito nella triste evenienza che credevamo così remota.
Mi prendo la libertà di tornare in Inghilterra un istante, perché temo che egli si sia potuto avvicinare in qualche subdola maniera alla sua antica proprietà a Carfax.
Non considerarlo un ammutinamento, mia ostinata compagna. Dopo il mio sopralluogo avremo una sicurezza in più.
Non temere per me, come io non temo per te.
Per sempre unite
Tua,
Mina M.
12 maggio 2005
Parigi
La sera iniziava a farsi tiepida persino dopo il violento temporale che aveva agitato la città. Le foglie strappate dalla furia del vento invadevano i marciapiedi, raccogliendosi qua e là in mucchietti disordinati ai lati dei viali. il cielo, che si stava pulendo velocemente dalle ultime nuvole grigiastre, si tinteggiava di un rosa brillante che andava sfumando verso un arancione vivace attorno alla palla del sole, avviata al tramonto.
Le strade si erano riempite di nuovo, la gente che aveva preferito non uscire durante il temporale ed era rimasta asserragliata in ufficio si affrettava ora a raggiungere casa.
Accanto a Saint Etienne du Mont qualche coppia era già in strada a passeggiare. Una piccola gelateria davanti la cattedrale era presa d'assalto da una folla allegra.
Dall'altro lato della piazza, un giovane fotografo lasciava la sua occhiata ostinata oltre le spalle del suo amico.
-vuoi piantarla di fare il cretino? Mi stai ascoltando?-
Gabriel tornò a guardare il compagno di corso con l'aria di chi trova divertente irritare le persone. In realtà pensava solamente che ne valeva la pena.
Non gli dispiacque nemmeno quando dall'espressione di Luca capì che s'era perso una parte importante del suo discorso.
- ma si può sapere che diavolo c'è dietro di me?-
Gabriel bloccò in tempo l'amico prima che potesse fargli fare una figuraccia sfacciata. Luca, in tutta risposta, emise un sospiro minaccioso.
-eccola- disse mettendogli in mano la fotocamera digitale. –guardala qua. Non ti girare. Non so come ha fatto, ma si è accorta che la sto guardando-
-forse perché le hai puntato addosso questo?- Luca indicò bruscamente il voluminoso obiettivo telescopico. Chinatosi sullo schermo, diede un'occhiata al soggetto delle foto. Dopo qualche istante iniziò a dondolare la testa.
-di questa me ne fai un ingrandimento, per favore-
Gabriel sorrise soddisfatto. –incredibile eh?-
Luca tentò di sporsi oltre l'amico ma questo si spostò per impedirgli la vista.
-embè?-
-embè cosa?-
-posso vedere di chi mi sono appena innamorato si o no?-
-pensavo ti fossi innamorato della mia foto-
-senza offesa, ma preferisco l'originale- concluse dribblando definitivamente il compagno.
Dall'altra parte della piazza, seduta ad uno dei tavolini del café Leblisse, la ragazza si stava passando una mano d'avorio tra i capelli con un gesto di fittizia noncuranza. Appena essi si mossero, raggiunti da un raro sprazzo di sole, emanarono una miriade di bagliori rossi e ramati che sembrarono riflettersi persino sulle tende bianche del baldacchino, esattamente come i riflessi di un prisma.
Distrattamente, osservava alcune pesanti gocce che cadevano dai boccioli di una passiflora pochi metri più in là, ma il sorriso malizioso che le stirava le labbra rosse dava a intendere che i suoi pensieri avevano ben altra natura. Con un indice raccoglieva le goccioline condensate sul bicchiere che aveva davanti, la bibita al suo interno non era ancora stata toccata.
-bella- Luca si voltò di nuovo verso l'amico.
-e strana-
-perché?-
Sul viso di Gabriel si stagliò di nuovo una smorfia soddisfatta.
-sta venendo qua-
La ragazza si era infatti alzata e, gettata una banconota sul tavolino, stava attraversando la piazza a passi piccoli e curiosamente decisi.
Luca non fece in tempo a girarsi che un turbine rosso lo sorpassò e si fermò davanti a Gabriel. L'impressione che ebbero entrambi fu la sensazione di piacevole dolore che si ha dopo un vuoto d'aria.
Gabriel tentò di aprire bocca, ma una sensazione di smarrimento e sconvenienza fece in modo che sul viso rimanesse solo il suo sorriso azzardato. La ragazza, molto più giovane di come apparivano i suoi modi, lo guardava con un'espressione divertita. I due ragazzi, d'altro canto, usavano il silenzio per venire goffamente a capo di quella sensazione che attanagliava lo stomaco di entrambi.
La ragazza puntò un dito verso la macchina fotografica, gesto semplice ma la cui eleganza colpì profondamente l'occhio artistico di entrambi i ragazzi.
-avete qualcosa di mio là dentro- mormorò allegra, da sotto le ciglia lunghe brillavano due perle di giada scura.
-scusami- riuscì infine a formulare Gabriel. –non ho potuto…eri un soggetto imperdibile-
Una risata casta e tuttavia scintillante alleggerì l'aria, gonfiando improvvisamente il cuore dei due.
-posso?-
Luca strappò di mano la fotocamera all'amico e la poggiò con deferenza in quella piccola e affusolata di lei. Mentre scorreva le foto, le sue guance splendettero di una sfumatura rosa, mentre sul viso dolce si allargava un delicatissimo sorriso.
-sei molto bravo- quel sorriso investì con forza Gabriel, che si sforzò per risponderle.
-mi permetti di tenerle?-
-dove finiranno?-
-ovunque – irruppe Luca. –cioè, in accademia. Gabriel le userà per un esame- il ragazzo evitò accuratamente di specificare circa l'ingrandimento già aggiudicato per sé, ma la ragazza gli sorrise comprensiva, come se, al contrario, avesse afferrato solo quello che non era stato detto.
-allora no- il suo sorriso sfumò in amarezza, mentre allungava una mano oltre la balaustra e lasciava cadere l'apparecchio nelle acque di una canaletta. Nessuno dei due ragazzi si mosse.
Improvvisamente, mentre un soffio di vento tiepido più forte le passava sul volto, la sua espressione divenne terribilmente seria e, voltate le spalle ai due, s'incamminò con passo affilato lungo Rue Clovis.
Il cielo, che nel frattempo s'era completamente schiarito, andava smacchiando verso un tenue lilla. Dalla parte opposta al crepuscolo, la luna s'alzava avvolta in una veste di fragile velina trasparente. Attorno a lei, qualche stella, inviata dall'universo tremolante, affacciava su Parigi il proprio sguardo curioso.
I lampioni lungo la piazza si accendevano uno dopo l'altro, e la folla alla gelateria si andava diradando.
Luca tentò di capire cosa fosse ciò che teneva in mano la ragazza, mentre questa si avvicinava nuovamente a loro.
-ecco- Gabriel si ritrovò in mano un pezzo di cartoncino stampato.
- all'angolo di Rue Soufflot fanno una svendita. Credo che la troverai conveniente-
La ragazza sparì di nuovo lungo la strada, mentre Luca afferrava dalle mani dell'amico il volantino promozionale del Photodom.
-cavolo ha ragione, guarda qua, una Nikon D3x per così poco! In confronto al tuo rottame… -
Gabriel tornò a guardare l'amico senza vederlo davvero.
Nello stomaco gli aleggiava una strana sensazione di terrore.
Facendo un backup capita che ti ritrovi un sacco di bozze che magari avevi pure dimenticato di aver iniziato. Questa è una delle tante.